Il menarca raccontato da chi ci legge: ecco le testimonianze della prima mestruazione

Il menarca – la prima mestruazione – è un momento importante nella vita di una donna anche per come viene ricordato negli anni a venire.

C’è chi lo riceve con gioia, chi lo aspetta con timore, chi viene presa completamente alla sprovvista perché non sapeva ancora cosa fossero le mestruazioni.

Come viviamo il menarca, e le mestruazioni in generale, dipende molto dall’educazione che abbiamo avuto e da come ci hanno preparato (o meno) per questo momento.

Proprio per capire quanto possano essere diverse le esperienze di ognuna, abbiamo chiesto su Instagram – a chi lo volesse fare – di raccontarci il suo menarca.

Abbiamo ricevuto 5 testimonianze: anche con un campione così piccolo è possibile vedere nette differenze tra i vari racconti, differenze riconducibili (come abbiamo detto prima) a educazioni diverse ma anche a diversi fattori ambientali e personali.

Eccovi quindi le prime 5 testimonianze; se volete farci sapere che la vostra mandateci un messaggio su Instagram, aggiorneremo il post man mano che le riceviamo!

Testimonianza di K.

Avevo 12 anni, ero al campo scout. Sapevo più o meno a cosa andavo incontro, mia madre mi aveva messo nello zaino un pacco di assorbenti “perché non si sa mai” e infatti… è successo.
Quel giorno ho pianto molto, non so neanche perché, ma le mie amiche mi hanno presto tirata su di morale; ero una delle poche già sviluppate, era una cosa nuova per noi.
Quando sono tornata a casa l’ho detto con un po’ di imbarazzo a mia madre, ma ho capito subito dalla sua reazione che era tutto ok.
Ne ho parlato fin da subito anche con mio padre (forse aiutata dal fatto che sia medico).
Credo di essere stata fortunata da questo punto di vista!

Testimonianza di S.

Fortunatamente mia madre fin da piccina mi ha sempre spiegato cosa fosse quel sangue che vedevo quando entravo in bagno e lei si stava cambiando. Mi ha preparata, educata e mai intimorita, spiegandomi ogni cosa con il suo nome e la giusta modalità, senza alterare né sminuire.
È così che ho vissuto il pre-ciclo, con la consapevolezza che prima o poi sarebbe arrivato anche a me e che non avrei dovuto vergognarmi di quella condizione magari un po’ imbarazzante.
Tutt’oggi vivo il ciclo serenamente, faccio la doccia (riderete, ma sento donne che non la fanno), vado al mare, metto tutti i tipi di vestiti e pantaloni, metto i tamponi interni…
Insomma, faccio tutto perché non lo considero un limite! Non è una malattia e, anche con qualche piccolo dolorino, resisto e conduco le mie giornate normalmente.

Testimonianza di M.

Avevo 12 anni ed ebbi le prime perdite circa 10 giorni dopo aver fatto una settimana di malattia con febbre molto alta; mi chiedo ancora se le due cose non siano collegate!
Comunque, quando ho visto le prime perdite in realtà non ho associato il mestruo al sangue, quanto più all’ennesima riacutizzazione di una ragade anale profonda di cui soffrii a 10 anni.
Così che, spaventata, ricordo di aver chiamato mia mamma dicendole “ci risiamo mamma” e piangevo perché temevo di dover essere operata per chiudere la ragade.
Così mia madre ha indagato controllando la provenienza delle perdite: quando ha appurato che non erano ragadi ma i primi segni di mestruo mi ha abbracciata forte forte dicendomi che ero benvenuta nel grande gruppo delle Donne e che avremmo affrontato ogni cambiamento insieme!
Gli anni successivi furono traumatici: cicli mestruali sballatissimi, quasi emorragici, macchiavo ogni sedia e pantalone; un’estate furono così abbondanti da scorrermi lungo le gambe fuori dai pantaloncini. È stato orribile!
Le sto vivendo serenamente da quando ho comprato la coppa mestruale, e finalmente basta macchie!

Testimonianza di A.

Se ripenso al mio menarca mi viene da ridere!
Ero in quinta elementare e non sapevo dell’esistenza delle mestruazioni: mi ricordo che stavo facendo i compiti quando a un certo punto sentivo di dover andare in bagno; mi sedetti sul gabinetto e mi trovai la “sorpresa”.
Il problema è che non avevo capito che fosse sangue perché aveva un colore marroncino quindi, ingenuamente, pensavo di essermela fatta addosso.
Con un po’ di vergogna allora mi cambiai le mutande, mi feci un bidet e non dissi nulla a mia mamma: ero troppo imbarazzata all’idea di essermi fatta la cacca addosso e non essermene manco accorta!
Quindi tornai a fare i compiti ma dopo un po’ – non so perché – mi venne istintivo guardarmi di nuovo le mutande (ero in corridoio); mia mamma passava di lì e vedendomi mi chiese cosa stessi facendo, al che ultra imbarazzata le dissi che mi ero fatta la cacca addosso (precisando che fosse liquida) e che non me n’ero neanche accorta.
Ovviamente lei mi spiegò tutto e scoppiai a piangere ma non perché fossi spaventata: a ripensarci non so perché abbia pianto!
Non sapevo dell’esistenza del ciclo perché da piccola quando chiedevo a mia mamma cosa fossero “quei pannolini” (gli assorbenti), lei mi diceva che servivano alle donne perché poteva capitare che perdessero qualche goccia di pipì.
Da quel momento in poi ne ho sempre parlato liberamente con tutti perché l’ho sempre vista come una cosa di naturale e non come qualcosa da nascondere.

Testimonianza di S.

Avevo 12 anni ed ero la tipica ragazzina con tutte le amiche già super sviluppate; mancavo solo io nel gruppo ad avere le mestruazioni e le desideravo con tutta me stessa.
Sapevo perfettamente cosa fossero non solo perché le mie amiche già le avessero, ma soprattutto perché mia madre non si è mai nascosta e fin da piccola mi ha spiegato cosa accadesse alle donne, quindi ero del tutto preparata.
Una sera, prima di andare a letto, andai a fare la pipì e avevo le mutandine macchiate; non era sangue ma aveva un colore più scuro rispetto alle normali perdite che avevo avuto fino a quel momento.
Lo feci vedere a mia madre che mi disse che forse si stavano avvicinando le mestruazioni.
La mattina dopo mi svegliai, andai in bagno e mi ritrovai le mutandine zuppe di sangue: ero al settimo cielo, finalmente anche io avevo le mestruazioni!
Lo dissi a mia mamma che era divertita dal mio essere euforica, ma anche un po’ emozionata (immagino succeda quando vedi che tua figlia diventa grande).
Andai a scuola e lo dissi subito alle mie amiche che furono molto contente per me, lo sapevano che desideravo averle; appena potevo andavo in bagno a controllare la situazione, come se non potessi credere che davvero stava accadendo.
Ho sempre pensato di aver vissuto il ciclo senza problemi né complessi anche se crescendo mi sono resa conto che a scuola ho sempre nascosto l’assorbente sotto la maglietta quando andavo in bagno, come se fosse qualcosa di cui vergognarsi (lo facevamo tutte).
Ora, a trent’anni suonati, mi sembra ridicolo farlo e spero di poter insegnare a mia figlia a non doversi nascondere come facevo io, anche se so che quando si è ragazzini il giudizio degli altri spesso conta di più dei valori che ci insegnano a casa.

Testimonianza di S.

La ricordo ancora la mia “prima volta”.
Ero in viaggio con i nonni e mamma, ci dirigevamo verso Bologna.
Dopo una notte in treno, in cui avvertivo già un certo malessere, arrivammo dagli zii per assistere e festeggiare il battesimo del cuginetto.
Quella mattina, piena di caos in casa, tra parenti mai visti prima, io adolescente mi apprestavo a scoprire da lì a poco un fardello che avrebbe accompagnato la mia vita, 5 giorni su 7, una volta al mese!
Fortunatamente mia madre mi aveva già preparata a tutto questo, fin da piccola, spiegandomi cosa fosse “il ciclo” tutte le volte che la vedevo in bagno sanguinante. L’educazione, l’informazione, la conoscenza non sono da sottovalutare.
Semplicemente, però, io non ero pronta ad affrontare il grande plauso che si elevò in casa dagli zii di Bologna, tra quei parenti mai visti prima: “Sei diventata signorina”, urlavano!
Che imbarazzo.
Il battesimo passò in secondo piano.
Avevo 11/12 anni circa.

Prima di tutto vogliamo ringraziare queste donne per averci raccontato un’esperienza così intima: grazie mille!

Con queste testimonianze sono emersi diversi fattori:

  • la figura del padre è quasi sempre assente, appare solo menzionata una volta (per fortuna in maniera positiva), mentre la figura materna è menzionata sempre; ciò non significa che la figura paterna sia in generale assente, ma che quando si parla di mestruazioni i padri tendono ad avere un ruolo secondario (nel migliore dei casi) rispetto alla mamma
  • in alcuni casi le ragazzine arrivano preparate al menarca, sapendo più o meno cosa aspettarsi, in altri casi il menarca coglie impreparate e può fare spaventare
  • in alcuni casi le mamme hanno nascosto alle figlie cosa fossero gli assorbenti, in altri gliene hanno parlato senza problemi
  • più di una ha reagito piangendo all’arrivo delle mestruazioni

Negli ultimi anni si assiste a una crescente sensibilizzazione verso l’educazione mestruale: sono tanti (anche se non abbastanza) i tabù che stanno cadendo (anche se non stanno cadendo abbastanza in fretta).

Come avevamo già spiegato in passato, è importante parlare ai bambini già da piccoli delle mestruazioni, in modi e toni che siano adeguati alla loro età: se le cose vengono presentate come naturali fin dall’infanzia, continueranno a vederle così anche più avanti.

Non c’è niente da nascondere, niente di cui vergognarsi, niente di cui aver paura di parlare: quando ne saremo tutti convinti, sarà più facile crescere bambini e bambine liberi dal tabù delle mestruazioni.

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Di Stella Fumagalli

Classe 1986, scrivo su diversi blog dal 2011. Sono un'appassionata di scienza, femminismo, animali, film horror e tatuaggi. Amo leggere, odio cucinare, sono intollerante con chi non tollera. Stay human.

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