Libri femministi: “Our Body, Ourselves” e le pagine che dagli anni 70 aiutano le donne a prendere coscienza dei loro corpi

Maggio 1969: il movimento femminista sta guadagnando terreno e slancio un po’ in tutti gli Stati Uniti ma, in particolar modo, nella zona di Boston.

Proprio nel cuore di Boston, all’Emmanuel College, si tenne la “Female Liberation Conference”, un evento che – tra le altre cose – ospitò un workshop dal titolo “Women and Their Bodies” (“Le donne e i loro corpi”).

Fonte: https://www.ourbodiesourselves.org/our-story/history/how-it-came-to-be-remembering-the-1969-female-liberation-conference/

Qui, un gruppo di donne condivise le proprie esperienze con i professionisti sanitari con cui avevano avuto a che fare e la frustrazione che tutte provavano nel sapere così poco riguardo a come il loro corpo funzionasse.

Le discussioni e i temi venuti alla luce durante il workshop furono così provocatori che le partecipanti decisero di formare il Doctor’s Group, precursore del Boston Women’s Health Book Collective, con l’obiettivo di approfondire le conoscenze sui loro corpi, la sessualità, le relazioni e per creare uno spazio dove condividere esperienze, conoscenze e informazioni.

Ben presto si resero conto che le informazioni condivise all’interno del gruppo sarebbero state ancora più utili avessero raggiunto un maggior numero non solo di donne, ma anche di uomini e di medici: in questo modo si proponevano di sfidare l’establishment medico e garantire migliori cure alle donne.

Nel 1970 il collettivo collaborò con la New England Free Press per pubblicare un “libro” di 193 pagine (su carta da giornale pinzata) intitolato “Women and Their Bodies; la pubblicazione era rivoluzionaria per la sua franchezza nel parlare di sessualità e aborto (allora illegale negli USA) e per il suo costo: solo 75 centesimi.

Fonte: https://www.ourbodiesourselves.org/wp-content/uploads/2014/04/Women-and-Their-Bodies-1970.pdf

La pubblicazione fu frutto della collaborazione di ben 12 autrici: Ruth Bell Alexander, Pamela Berger, Vilunya Diskin, Joan Ditzion, Paula Doress-Worters, Miriam Hawley, Elizabeth MacMahon-Herrera, Judy Norsigian, Jane Pincus, Wendy Sanford, Norma Swenson e Sally Whelan.

Ognuna di loro si occupò di trattare un argomento specifico; nessuna era un medico o una professionista sanitaria ma tutte interepellarono medici ed esperti per poter fornire informazioni accurate e precise.

Alcune delle fondatrici del collettivo. Fonte: https://www.ourbodiesourselves.org/our-story/

Un anno dopo, nel 1971, decisero di cambiare il titolo in “Our Bodies, Ourselves (I nostri corpi, noi stesse), un titolo che rispecchiava maggiormente uno degli obiettivi della pubblicazione: far prendere alle donne la piena proprietà dei loro corpi e delle loro scelte attraverso la conoscenza.

Il libro divenne rapidamente un successo underground vendendo 225.000 copie, principalmente grazie al passaparola e con un costo ancora inferiore: 30 centesimi.

Nel 1972, dopo uno strenuo dibattito, il gruppo di autrici fondatrici decise di pubblicare il libro attraverso una casa editrice tradizionale che avrebbe permesso alla pubblicazione di raggiungere un pubblico più ampio; li collettivo quindi si costituì formalmente come Boston Women’s Health Book Collective e negoziò un contratto con la casa editrice Simon & Schuster che includeva uno sconto del 70% per le donne a basso reddito e la pubblicazione di una traduzione in spagnolo negli Stati Uniti.

Cover dell’edizione del 1972 pubblicata da Simon & Schuster. Fonte immagine: https://www.ourbodiesourselves.org/our-story/

Sempre nel 1972, Christopher Lehmann-Haupt (editore del New York Times Book Review, critico e romanziere) recensì il libro per il New York Times; sebbene si trattasse di un uomo, e sebbene fossero gli anni ‘70, la recensione di Lehmann-Haupt fu molto positiva, scrisse ad esempio che:

[…]ho imparato molto da questo libro che non sapevo prima, o che avevo in qualche modo dimenticato. E se le autrici hanno ragione nella loro convinzione che una delle ragioni principali per cui gli uomini opprimono le donne è a causa “della paura e dell’invidia maschile dei poteri generativi e sessuali delle donne” – e penso che abbiano ragione – allora non farà alcun male agli uomini leggere “Our Bodies, Ourselves” e spendere un po’ di pensiero razionale su questi poteri. Né farà molto male a un maschio recensirlo.”

Ovviamente nel tempo il libro ha ricevuto anche critiche molto negative, soprattutto dalle frange più conservatrici e religiose.

Per quarant’anni, “Our Bodies, Ourselves” è stato aggiornato e rivisto circa ogni quattro-sette anni; l’edizione più recente è stata pubblicata nel 2011.

Una critica mossa alla pubblicazione fu quella di essere stata scritta solo da donne bianche di elevata estrazione sociale, una condizione che poteva rendere le informazioni poco inclusive; le successive edizioni del libro vennero però curate da un collettivo che si era ampliato parecchio, ospitando al suo interno donne di diversa provenienza geografica e sociale, così da garantire una maggiore inclusione a beneficio di tuttə.

Il libro ha venduto milioni di copie, è stato tradotto in 33 lingue e ha ricevuto numerosi riconoscimenti: il Library Journal ha nominato l’edizione del 2011 uno dei migliori libri sulla salute dell’anno; sempre nel 2011, la rivista Time ha riconosciuto “Our Bodies, Ourselves” come uno dei migliori 100 libri di saggistica (in inglese) dalla fondazione di Time nel 1923.

Nel 2012, la Biblioteca del Congresso (la biblioteca nazionale degli Stati Uniti d’America) ha incluso l’originale “Our Bodies, Ourselves” nella mostra “Books That Shaped America“, una collezione di 88 titoli di saggistica e narrativa “destinata ad accendere una conversazione nazionale sui libri scritti dagli americani che hanno influenzato le nostre vite“.

La popolarità del libro portò alla fondazione di un’organizzazione con lo stesso nome che si impegna a produrre e promuovere informazioni basate sull’evidenza sulla salute e la sessualità delle ragazze e delle donne, affrontando anche le condizioni sociali, economiche e politiche che influenzano l’accesso all’assistenza sanitaria e la qualità delle cure.

Nell’aprile 2018, il consiglio, i fondatori e lo staff di Our Bodies Ourselves sono giunti alla conclusione che l’organizzazione non aveva più le risorse per continuare a pagare il personale; ora l’associazione è gestita solo da volontarie e volontari che portano avanti due attività principali: sostenere la salute delle donne e la giustizia sociale e fornire un supporto tecnico limitato ai partner globali di OBOS.

Lo stesso anno, Our Bodies Ourselves ha iniziato una partnership con il Centro per la salute delle donne e i diritti umani della Suffok University che sta sviluppando Our Bodies Ourselves Today, una nuova piattaforma che presenterà informazioni aggiornate e inclusive sulla salute e la sessualità delle donne (il lancio del sito è previsto per il 2021).

Perché “Our Bodies, Ourselves” fu un libro così rivoluzionario? Non solo per la franchezza con cui trattava alcuni temi considerati tabù (aborto, sesso, mestruazioni, etc.) ma anche perché sfidava l’impostazione medica dell’epoca che si basava su studi e ricerche effettuate solo sui corpi maschili partendo dal presupposto che uomini e donne siano simili fisiologicamente (questo accade tuttora).

Come abbiamo detto l’ultima edizione del libro (al momento in cui scriviamo) risale al 2011: da allora non ci sono più state edizioni cartacee ma è possibile trovare altre informazioni sul sito dell’associazione e il PDF della prima edizione del 1970 (in inglese) è disponibile a questa pagina.

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Di Stella Fumagalli

Classe 1986, scrivo su diversi blog dal 2011. Sono un'appassionata di scienza, femminismo, animali, film horror e tatuaggi. Amo leggere, odio cucinare, sono intollerante con chi non tollera. Stay human.

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